Non è cosa facile raccontare gli avvenimenti tristi, ancor più se di cronaca, che possono coinvolgere una Comunità piccola e "noiosamente" tranquilla come la nostra, ove lo scorrere della vita è spesso un incrocio di incontri, conoscenze, comparizi, amicizie e parentele che si intrecciano tra loro e ti fanno respirare l'aria di una grande Famiglia. Una realtà che se non sai descrivere, la senti però dentro e ti manca se ne sei lontano.

Basterebbe questa verità per capire il dolore che spesso si fa "comune" quando perdiamo alcuni dei nostri "figli", soprattutto se ancor giovani e nel pieno della loro vita, delle loro attese, progetti, ......

 

Dolore "comune"  che monteiasi.it ha voluto sempre esimersi dal raccontare, per una forma di pudore, di rispetto e forse anche, soprattutto, di timore per una facile "parzialità" tra "dolore e dolore", "figlio e figlio".

Ma l'avvenimento che sabato sera, 24 settembre 2005, ci ha inferto una grande ferita con la barbara e crudele uccisione del nostro giovane Carabiniere Angelo Spagnulo, è già al di là di ogni remore e considerazione precedente e ci obbliga a raccontarlo ai nostri concittadini lontani, come in un grande abbraccio del quale non vogliono sentirsi fuori.

 

Gli avvenimenti per molti sono noti perché descritti con grande risalto da tutti gli organi di stampa ed audio visivi nazionali.

Angelo, figlio di Titina Sergio e di Cataldo Spagnulo, e fratello maggiore di Alessandro, Francesco e Camilla, aveva da cinque anni fatto la sua scelta di vita nell'Arma dei Carabinieri e prestava servizio in Piemonte a Verbania. In questi giorni si trovava nel suo Paese nativo per convalescenza a seguito di frattura alla gamba in una partita a calcetto.

Sabato sera 24 settembre il destino lo ha portato presso il distributore di carburante Q8 dei cugini Filippo e Paola per stare un pò in loro compagnia.

L'improvvisa irruzione di tre feroci rapinatori armati di fucili, il disappunto per i pochi soldi trovati, la reazione verbale di Angelo ai maltrattamenti in atto nei confronti della ragazza, la risposta bestiale di uno di essi che su incitamento dell'altro spara puntando il fucile alla testa....

Lo strazio, i soccorsi, due giorni di sofferenza e preghiere sperando in un miracolo, ma,  lunedì 26 alle ore 17.30 circa, Angelo tornava alla Casa del Signore. Lo faceva non in punta di piedi, ma con l'ultimo atto della sua grande generosità: per volontà anche dei suoi genitori, i suoi organi venivano donati per contribuire a salvare qualche altra vita umana.

 

Non servono grandi parole per capire come dalla drammaticità di questa barbara esecuzione, emerge la figura di un giovane Carabiniere che, proprio perchè tale, non ha saputo tacere o restare inerme al misfatto. Anche se, purtroppo, gli è stato fatale.

Sì era un Carabiniere che, come ricordava anche il nostro Arcivescovo Benigno Luigi Papa durante la celebrazione funebre,  l'aveva nel dna lo spirito e l'istinto di aiutare il prossimo. Proprio quel "dna" che è insito nel Carabiniere, degno come lui di servire la Patria. Ed è per questo che la sua morte è stata vissuta dall'Arma come simbolo dell'ennesimo tributo di sangue che Essa paga nella continua lotta contro il crimine, contro il male.

 

La loro presenza in questi giorni accanto ai famigliari e nel paese è stata continua, a testimonianza di quanto il dolore della morte di Angelo fosse anche il loro dolore. Tantissimi i Colleghi giunti da Verbania, e molti di loro li abbiamo visti abbracciarsi e piangere come bambini. Le decine e decine di Divise presenti, da quelle di alta uniforme a quelle operative delle "gazzelle", hanno colorato il centro del Paese e con i loro Picchetti davanti alla Chiesa, hanno caratterizzato in modo indelebile gli Onori che rendevano a Uno di loro, un Carabiniere ucciso dal crimine. A rappresentarli tutti c'erano il  vicecomandante generale, il generale Roberto Santini, il comandante interregionale, generale Massimo Cetola e il comandante regionale, generale. Umberto Pinotti, oltre che il comandante provinciale di Taranto, colonnello Federico Scassa che più di ogni altro, come un parente importante, sin da quel sabato sera è stato vicino ai famigliari, attivandosi per tutte le incombenze che in quelle triste circostanze sono occorse.
 

I funerali, svoltosi mercoledì 28 sono stati solenni:  la salma è giunta dall'ospedale SS. Annunziata di Taranto alle ore 11.30 e vegliata in chiesa dai familiari e da tantissima gente del paese.  Alle 15,30, in una Chiesa piena di Parenti e numerose Autorità in rappresentanza delle diverse Istituzioni, dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Vitale  ai più alti rappresentanti della Regione, Provincia, Comuni ed Enti vari, ha avuto inizio il Rito funebre concelebrato dall'arcivescovo monsignor Benigno Papa, dal nostro parroco, don Cosimo Rodia e dal cappellano dell'Arma del Piemonte, don Ugo Amparone, il quale ha letto alcune toccanti righe scritte dai compagni di Verbania che ci fanno comprendere quanto Angelo, con il suo carattere, la sua solarità, fosse amato dai suoi colleghi.

 

La solennità della Cerimonia e la numerosa presenza delle alte Autorità non potevano però eguagliare il grande sentimento di affetto che con  lacrime e applausi Monteiasi intera, lì fuori la Chiesa, nella Piazza, lungo via Mazzini, e accompagnandolo nel suo ultimo percorso terreno fino al Cimitero, ha voluto fargli sentire, a Lui, che è gia in cielo, e ai suoi Cari che più di altri lo piangono.

Come in una grande Famiglia.