Intervista
al Provveditore del CSA di Taranto Anna Cammalleri
“La scuola siamo noi”
di Hillary Caretta, Luisa Quarta e Azzurra Trani - classe 3^ B
Seduti su una panchina, come in un giardino
pubblico. Da una parte il nostro prof Francesco Occhibianco, giornalista
pubblicista e dall’altra l’illustre ospite, il Provveditore agli Studi del CSA
di Taranto, la dottoressa Anna Cammalleri. Comincia così l’intervista e alle
domande del giornalista la dottoressa Cammalleri risponde con schiettezza. Ci
siamo anche noi, che rivolgiamo delle domande alla dottoressa Cammalleri. Il
nostro
spettacolo
“Petali di Rosa” l’ha
emozionata, ma l’ha anche
particolarmente coinvolta.
“E’ stata una commedia molto bella, che fa riflettere. I ragazzi sono stati eccezionali, hanno recitato con passione e con disinvoltura”. Come le è sembrata la nostra scuola. “Accogliente, una famiglia. Ci sono docenti e preparati, il vostro dirigente scolastico dottoressa D’Onofrio ha tanta esperienza e sa guidare bene l’Istituto, e poi voi alunni siete davvero bravi”. L’intervista prosegue e si passa a fare un quadro della situazione di quello che è avvenuto nella scuola.
La dottoressa Cammalleri ha fatto un bilancio di questo anno scolastico che il ministro Giuseppe Fioroni ha definito “anno ponte” o di “transizione”. “La scuola non è alla deriva. Anzi, la stragrande maggioranza di ragazzi e docenti dimostrano con le loro attività che la scuola è più che mai viva, dinamica, produttiva, e che ha tanta voglia di crescere e di fare.
Certo” ha continuato la dottoressa Cammalleri, “per la scuola è un anno da
dimenticare perché è successo di tutto: professori picchiati per una brutta
pagella, diversamente abili maltrattati, video hard e abusi sessuali, lingue
tagliate a sforbiciate, il suicidio del povero Matteo, il caso di Rignano
Flaminio, la morte di Dario, che ha richiamato alla ribalta il problema della
droga tra i giovani. Ma la scuola”, ha ribadito il Provveditore, “è soprattutto
fatta di buone pratiche, la scuola italiana è la prima in Europa per quanto
riguarda l’integrazione. Bisogna puntare” ha continuato la dottoressa Cammalleri,
“al nuovo umanesimo, che deve fare da diga contro il vuoto esistenziale.
E’ importante riscoprire il valore della famiglia, non solo in senso orizzontale (padre, madre e fratelli), ma anche in senso verticale (a partire proprio dai nonni che hanno tanta esperienza da trasmettere ai giovani). Apprendere a vivere e comprensione umana sono fattori essenziali della missione educativa della scuola. Se gli insegnanti non hanno il senso di questa missione, l’amore per la loro professione, si perde anche la possibilità di cambiare le cose. La scuola” ha aggiunto la dottoressa Cammalleri, “è una comunità educante che ha insieme un obiettivo educativo e formativo, capace di rendere i ragazzi protagonisti e di costruire il proprio futuro.
La scuola e la famiglia devono assolvere il compito di accompagnare il preadolescente nella sua “fatica di crescere”, nella sua maturazione globale fino alle soglie dell’adolescenza. E’ anche una scuola della motivazione. Gli alunni sono disposti ad apprendere. La scuola è anche prevenzione, con la sua disponibilità umana all’ascolto e al dialogo, deve offrire esempi di vita positivi, per prevenire disagi e per recuperare gli svantaggi. Nella logica dello “scambio” avviene che la scuola dà una cosa allo studente che contraccambia con l’impegno, l’attenzione, lo studio, la correttezza. Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano” ha concluso la dottoressa Cammalleri, ricordando una frase di Madre Teresa di Calcutta, “ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.